Nell’articolo precedente avevo parlato di come l’8×1000 finisca quasi interamente nelle mani della Chiesa cattolica; il fatto è che tali introiti non sono abbastanza, e anche i Comuni versano soldi nelle casse delle Diocesi locali.
Infatti ogni Regione, definendo l´entità ed i criteri di applicazione degli oneri di urbanizzazione che i Comuni devono adottare nel proprio territorio, attribuisce una percentuale di tali oneri per finanziare i centri di culto locali.
Intanto spieghiamo cosa sono i proventi derivanti dagli oneri di urbanizzazione: ogni intervento di costruzione e di trasformazione edilizia da parte di cittadini o di gruppi societari, ad esempio la costruzione di una casa, è soggetta al pagamento di una tassa di concessione al Comune in cui tale intervento si svolge.
Tale contributi sono utilizzati dai Comuni per sostenere l´urbanizzazione del territorio. Si distinguono in oneri di urbanizzazione primaria e secondaria:
– gli interventi d’urbanizzazione primaria includono opere come strade, fognature, acquedotti ecc…;
– le opere d’urbanizzazione secondaria ammettono scuole e asili, chiese, centri civici, parchi, impianti sportivi, parcheggi. Gli edifici di culto cattolico e gli oratori parrocchiali vengono quindi equiparati ad un servizio pubblico per i residenti, e ricevono una percentuale compresa all’incirca tra il 7% e il 10% (non per mille, ma per cento!!!) degli oneri di urbanizzazione secondaria, a seconda dei regolamenti regionali.
L’insieme delle entrate per gli interventi edilizi è particolarmente significativo per i bilanci comunali, infatti rappresenta mediamente quasi un terzo delle risorse necessarie al piano degli investimenti dei comuni. Di tali introiti più della metà è rappresentato dagli oneri di urbanizzazione che gravano sugli interventi edilizi e urbanistici.
Qualche esempio:
Comune di Firenze: per edifici di culto ed altri edifici per servizi religiosi si stabilisce una quota non superiore al 9% degli oneri di urbanizzazione secondaria.
Comune di Imola: le chiese ed altri edifici per servizi religiosi hanno accesso al 7% degli oneri di urbanizzazione secondaria.
Comune di Bologna: gli oneri di urbanizzazione secondaria che dalle casse del Comune arrivano alla Curia sono pari a 679.124,50 euro (anno 2004).
Comune di Verona: stanzia l’8% degli oneri di urbanizzazione secondaria a interventi a chiese e altri edifici religiosi, per un contributo di circa 240.000 euro.
Per quale motivo il culto religioso dovrebbe essere ritenuto un servizio pubblico? Essere in un paese laico significa garantire libertà di culto, non finanziamento al culto stesso!!!
Lo Stato laico non deve promuovere la diffusione di ateismo o di qualsiasi religione, non deve favorire questa o quella concezione del mondo! I soldi dello Stato non devono essere usati per propagandare idee religiose. Stato e Chiesa sono per costituzione indipendenti e sovrani: tale indipendenza deve essere anche economica!
Concludo riassumendo le fonti di finanziamento che la Chiesa cattolica ottiene dallo Stato pseudo-laico italiano:
– 8×1000
– stipendio e strutture per gli insegnanti della religione cattolica e cappellani militari, carcerari, ospedalieri
– percentuale degli oneri di urbanizzazione secondaria
– finanziamenti alle scuole cattoliche e le università cattoliche
– spese per il vaticano (ordine pubblico, acqua, …)
– contributi diretti a manifestazioni religiose
– esenzione Ici
– finanziamento degli oratori
vediamo… si potrebbe cominciare smettendo di fare offerte volontarie alla Chiesa, poi si potrebbe evitare di mandare i figli in istituti cattolici, si potrebbe anche far sentire la propria voce di dissenso più forte, e direi che si potrebbe smettere di votare politici leccaculo del clero… se le fai già tutte vuol dire che sei sulla buona strada
Ma veramente non si può fare nulla per questi scippi della chiesa?