Proletari nella terra di mezzo

E’ parecchio che non scrivo; d’altronde
parlare di attualità o di politica istituzionale quando vengono raggiunti
livelli così squallidi è penoso e la voglia passa in fretta.

E allora scrivo un po’ d’altro;
più precisamente oggi analizzo la mia prevedibilità politica, partendo da un
aneddoto.

L’altra domenica, al ritrovo
settimanale di gioco di ruolo (quella cosa con elfi, maghi, orchi e tutto ciò
che deriva dal Signore degli anelli di Tolkien) stavo da buon master
descrivendo la situazione agli altri giocatori: l’avventura era arrivata al
punto in cui si doveva parteggiare o per il sindaco di un paesino abitato da
umani, sostenuto per la maggior parte da contadini, braccianti e proletariato
vario (e per far contenta una ragazza anche dalle femministe), che proponeva
misure protettive contro l’attacco di tribù orchesche, o per un ricco
commerciante, sostenuto da altri commercianti, artigiani e più in generale dalla
borghesia del paese, che puntava ad una strategia più aggressiva e
belligerante.

Premettendo che il gruppo di amici con cui faccio gioco di
ruolo è politicamente eterogeneo e per la maggior parte non ideologizzato,
almeno non come me, molti di loro hanno subito avuto dubbi sulla bontà delle
motivazioni del ricco commerciante: mi hanno chiesto se sembrava sincero, se
era un individuo viscido ed altre insinuazioni sulla sua correttezza.

 

Ora, non avendolo descritto con aggettivi negativi ma con
termini oggettivi ed imparziali, è facile immaginare che gli altri abbiano
basato l’interpretazione della situazione appoggiandosi esclusivamente sulle
mie opinioni politiche, che ridotte ai minimi termini sono esprimibili con
proletario=bene , imprenditore=male.

Questa prevedibilità è forse un difetto? Parlando in termini
di situazioni più generali e non di gioco di ruolo, avere opinioni coerenti e una
chiara identità politica, cose che considero positive, non si trasformano in un
punto debole dal momento che gli avversari possono facilmente dedurre la tua
risposta a certi stimoli o schematizzare il tuo modo di ragionare ed agire?

In apparenza può sembrare più facile manipolare un’opinione
pubblica senza punti di riferimento o valori precisi, ma può essere ancora più
facile controllare un gruppo di persone il cui pensiero è ben noto,
strumentalizzandone la risposta; questo perché i primi sono imprevedibili, i
secondi no.

La morale a cui sono arrivato è che penso sia importante
avere un sistema di valori o un’ideologia su cui basarsi, ma è altrettanto
importante cercare di mantenere la mente capace di adattarsi alle situazioni, elaborando
risposte originali sia ai problemi vecchi (che essendo vecchi significa che
sono rimasti irrisolti utilizzando le vecchie strategie) che a quelli nuovi.

Lo so, fa tanto luogo comune, ma altro modo per dirlo non l’ho
trovato.

L’ideologia è un po’ come quei materiali che resistono
efficacemente alle prove di trazione, ma appena ricevono uno sforzo in una
direzione diversa mostra crepe e fragilità; è meglio quindi saperla utilizzare nel modo giusto…

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