E’ parecchio che non scrivo; d’altronde
parlare di attualità o di politica istituzionale quando vengono raggiunti
livelli così squallidi è penoso e la voglia passa in fretta.
E allora scrivo un po’ d’altro;
più precisamente oggi analizzo la mia prevedibilità politica, partendo da un
aneddoto.
L’altra domenica, al ritrovo
settimanale di gioco di ruolo (quella cosa con elfi, maghi, orchi e tutto ciò
che deriva dal Signore degli anelli di Tolkien) stavo da buon master
descrivendo la situazione agli altri giocatori: l’avventura era arrivata al
punto in cui si doveva parteggiare o per il sindaco di un paesino abitato da
umani, sostenuto per la maggior parte da contadini, braccianti e proletariato
vario (e per far contenta una ragazza anche dalle femministe), che proponeva
misure protettive contro l’attacco di tribù orchesche, o per un ricco
commerciante, sostenuto da altri commercianti, artigiani e più in generale dalla
borghesia del paese, che puntava ad una strategia più aggressiva e
belligerante.
Premettendo che il gruppo di amici con cui faccio gioco di
ruolo è politicamente eterogeneo e per la maggior parte non ideologizzato,
almeno non come me, molti di loro hanno subito avuto dubbi sulla bontà delle
motivazioni del ricco commerciante: mi hanno chiesto se sembrava sincero, se
era un individuo viscido ed altre insinuazioni sulla sua correttezza.
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